L’indagine grafologica pone l’essere umano di fronte a se stesso, senza imbrogli e senza finzione. Possiamo considerarla come uno specchio del profondo che cerca di illuminare ciò che è più nascosto, ciò che è recondito, il nostro intimo, tanto ricco di sfumature e contraddizioni.
Tutti hanno un loro personale modo di scrivere, poiché ogni essere umano è unico. Ecco perché un grafologo, oltre ad una notevole preparazione, deve anche essere in possesso di una certa sensibilità, per cogliere anche i chiaroscuri più nascosti di una grafia.
Come la psicologia, la grafologia indaga sul carattere e sulla dinamica della personalità. Tuttavia la grafologia ha un materiale di analisi specifico, vale a dire la produzione grafica, per cui necessita di tecniche e teorie particolari, che la rendono per altro una disciplina a sé.
La deontologia del grafologo è simile a quella del medico e dello psicologo: rispetto del segreto professionale, esercizio della professione solo in seguito a preparazione qualificata e dovere di aggiornamento.
La grafologia, dunque, può far luce su quanto è più nascosto in ogni essere umano e con esso sempre in evoluzione.
Come affermò Ludwig Klages: Interpretare la scrittura è esplorare l’animo umano e farne in un certo senso la stratigrafia del carattere.
Io credo che il Sé si manifesti attraverso il livello generale, il quale si esprime soprattutto nel ritmo e nell’originalità autentica delle forme.
(Ania Teillard)
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