Scrivere, anzi, scrivere bene, è un’abilità
davvero importante. Non va sottovalutata e non va considerata come un qualcosa
di semplice che tanto tutti prima o poi impareranno.
La disgrafia è un disturbo grafomotorio, causato
dall’incapacità di riprodurre correttamente segni alfabetici, in corsivo
soprattutto, o numerici.
Sono molti gli studenti interessati e tante sono le implicazioni.
Va considerato che la scrittura non è, in Italia,
materia di insegnamento. Spesso e volentieri si lascia libertà di esecuzione
all’alunno, mostrando semplicemente com’è il grafema, ma non come deve essere
eseguito.
Può sembrare una banale annotazione, ma non lo è affatto. Non va dato per
scontato che un bambino sappia, ad esempio, che gli ovali vanno eseguiti in
senso antiorario, tanto più che scrivere non è una capacità innata, bensì
acquisita.
Va tenuto presente che se un ragazzo scrive male, avrà non solo problemi di
tipo didattico, ma anche di tipo psicologico: ci sarà un abbassamento
dell’autostima e comportamenti intesi ad evitare di scrivere a mano non appena
possibile.
I disturbi
della scrittura, definiti “disgrafie”, hanno conseguenze negative sulla
scolarizzazione, sulla socializzazione, sull’inserimento del ragazzo nella
scuola e nella società; anche l’adulto può incontrare difficoltà a scrivere: il
“crampo dello scrivano” può causare sofferenza, dolore e impedire in certi casi
anche l’atto grafico”. (Cristofanelli - Lena)
Ma come si riconosce un bambino disgrafico?
Diciamo che può essere riconosciuto da diversi elementi. Un bambino disgrafico solitamente non ha una posizione
corretta e lo strumento scrittorio non è impugnato nel modo adatto. Il
bimbo non sa come utilizzare lo spazio: non rispetta ad esempio i margini,
lascia spazi particolarmente irregolari sia tra grafemi che tra parole, non
tiene il rigo.
La pressione è particolarmente irregolare, molto calcata o molto leggera. Alcuni bambini
poi presentano sinestesie, ossia atti motori eccessivi o comunque non legati
all’attività strettamente scrittoria.
Il
livello del disegno non è adeguato all’età. Le lettere vengono riprodotte
o troppo piccole, o troppo grandi e si differenziano anche nella stessa parola.
Risulta complicato copiare frasi e parole; si trovano ricorrenti inversioni del
gesto ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale. La copia dalla
lavagna è particolarmente ardimentosa, dovendo il bambino alzare lo sguardo,
osservare, memorizzare, abbassare la testa e scrivere.
Ovviamente la disgrafia dovrebbe essere diagnosticata solamente guardando più quaderni ed elaborati grafici, possibilmente da un educatore qualificato. Quest’ultimo, avendo avuto un percorso preparatorio, testerà il soggetto sotto differenti punti di vista, elaborando una strategia per portare il soggetto disgrafico (anche un adulto può essere educato) ad avere una grafia più leggibile e fluida.
Riconoscere la disgrafia in tempo può dare ottimi risultati in una eventuale educazione, con ripercussioni positive sia sul rendimento scolastico che sulla stima di sé.
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