Firma, specchio dell'anima
In una società digitalizzata, dove tutto passa attraverso i computer, nemmeno la firma si è salvata.
Eppure la firma autografa è estremamente importante, in quanto dice molto di noi: è espressione del nostro essere.
Firmare digitalmente ci uniforma, ci rende tutti uguali; ci livella su un piano indifferenziato e senza umanità.
Certo: nella nostra società dove tutto è fretta e rapidità, può andare bene in certi casi. Tuttavia siamo soddisfatti nell'essere standardizzati in tutto e per tutto?
La
firma è un segno di identità, la più alta espressione dello
scrivente: rappresenta l'Io profondo e l'Io sociale,
un'immagine che, più o meno inconsciamente, il soggetto vuole
trasmettere agli altri. Max Pulver la considera una biografia in
sintesi.
Ecco perché si dovrebbe sempre analizzare uno scritto firmato, in quanto testo e firma sono complementari. L'uno senza l'altro darebbero luogo a un profilo incompleto, dal momento che non è tanto un segno a fare la differenza, ma lo stesso nella globalità dello scritto.
E quindi, cosa si osserva nella firma?
Il nome rappresenta l'unicità dello scrivente, mentre il cognome è l'appartenenza sociale.
Se il nome è valorizzato rispetto al cognome (più grande, più importante, più visibile), possiamo trovarci di fronte a chi desidera trovare il proprio posto nel mondo o vuole prendere distanza dalle proprie origini mentre, se è valorizzato il cognome, abbiamo un desiderio di identificazione con il ruolo legato alla posizione sociale, professionale o familiare, ma anche una difficoltà a far emergere la propria individualità.
Se
la firma risulta scritta nello stesso modo del testo – firma
omogenea – siamo di fronte a persone che si mostrano allo stesso
modo sia nella vita pubblica che nella vita privata; al contrario, vi è differenza di comportamento, ci si
presenta alla società in modo differente, anche per un desiderio di
identificarsi con il ruolo da ricoprire.
La firma può essere leggibile o meno.
Nel primo caso troviamo semplicità, identità di comportamento, desiderio di mostrarsi esattamente come si è, lealtà, capacità espressiva. Nel secondo caso vediamo un potenziale di immaginazione e di creatività unito al desiderio di distinguersi e trovare un marchio proprio e originale, vanità, sicurezza, disinvoltura, carattere scostante, scelta di rapidità, soprattutto se il nome è ridotto a sigla, iniziale, segno.
Se la differenza è tale da creare dubbi sul fatto che vi sia differenza tra autore del testo e firmatario, allora potremmo essere di fronte ad una sorta di autodifesa, alla volontà di non far trasparire la propria intimità.
La firma ha anche significati differenti a seconda della posizione in cui è rispetto al testo, ma in questo caso vanno ricordate anche le convenzione delle varie culture.
Per noi, abituati a firmare a destra, è chiaro che una firma a sinistra potrebbe significare un bisogno di rassicurazione o prudenza, mentre firmare al centro del foglio indica sì il bisogno di mettersi in mostra, ma potrebbe anche significare presa di distanza di fronte ai rischi o eccessiva inibizione; una firma eccessivamente a destra, tuttavia, potrebbe essere vista come impulsività.
Interessanti sono le aggiunte alle firme, ossia segni non necessari. Una firma grande e sottolineata, ad esempio, è ambizione e volontà di affermazione, mentre una firma che si cancella può essere insoddisfazione di sé maggiore o minore a seconda della entità della parte cancellata.
Naturalmente l'argomento non può essere esaustivo, data la vastità della materia; può tuttavia essere utile a ricordare quanto sia importante scrivere, per non limitarsi all'utilizzo di strumenti tecnologici: ogni firma è unica, espressione della nostra identità.
L'uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore. La scrittura cosciente è un disegno inconscio, disegno di sé, autoritratto. (Max Pulver)